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L'arte di lavorare la pietra

Lavorazione Marmi

CAMINETTI CARUCCI
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Da 


“L’ARISTOCRAZIA DELLE MANI, 

STORIE DI ARTIGIANI E DI MONDI”


Di Enzo LANDOLFI e Antonietta PISCIONE


…. Dovete arrampicarvi con noi fino a circa novecento metri, seguirci fino a Caggiano, nell’azienda dei fratelli  Carucci, Luigi e Antonio. I Carucci sono all’opera dal 1979 e con la loro azienda, tra addetti alla lavorazioni e indotto, sono creatori di lavoro in una terra dove di lavoro c’è una fame atavica.

Luigi ha incominciato con Matteo Di Costanzo, un monumento della categoria, poi con il fratello ha creato l’azienda.

Dai Carucci si lavorano pietre provenienti da ogni parte dell’Italia, certi affari grossi che sembrano i menhir di Obelix. Per lavorare questi mastodontici litici occorre praticare in essi dei fori fino a spaccare la pietra nei quali si introducono i “cugni” che a colpi di martellate e forza di braccia, come ci dimostra l’erculeo Giovanni Grippo, allargano i fori fino a spaccare la pietra.

A questa prima fase segue il passaggio sotto il monolama che divide la pietra in lastre di vario spessore secondo l’uso a cui sono destinate, e poi il taglio con la sega a ponte. Oltre ai macchinari per i tagli, questo che potremmo definire artigianato avanzato si avvale anche di utensili meccanici, come lo scalpello ad aria compressa che consente di accorciare i tempi di lavoro, ma – ci ricorda Luigi – a guidarli ci vuole sempre la meticolosità e la bravura dell’artigiano, tant’è che dettagli e rifiniture si fanno ancora all’uso antico: martello, scalpello e abilità.

Accanitamente convinti che le risorse locali devono produrre lavoro, i Carucci hanno coinvolto nell’attività i figli e anche i generi, che studiano per il salto di qualità che a noi sembra già avvenuto.

<< Una nuova generazione è pronta>> chiosa Luigi, l’arguto imprenditore, accortosi del nostro apprezzamento.

E meno male, aggiungiamo noi, che ancora non paghi e memori dell’impegno che abbiamo assunto con i lettori …

 …… ora che siamo giunti al termine ci accorgiamo che abbiamo raccontando in tondo, siamo tornati al punto di partenza: un martello, uno scalpello, entusiasmo e abilità.

All’artigiano basta poco.